MINZOLINI: "NON C'E' NESSUN REGIME, LA GENTE E' STUFA DI PROGRAMMI COME ANNOZERO"...NON SI DIREBBE!

15.08.2010 19:56

Il direttore del tg1 critica il predecessore Riotta e dice che è meglio andare al voto il prima possibile

«In questo Paese leggi di tutto, inimmaginabile che ci sia un regime, e tutti i leader hanno l'informazione che applaude»: con queste parole Augusto Minzolini, direttore del Tg1, intervendo a Cortina InContra in un faccia a faccia con il direttore del Tg La7 Enrico Mentana, ha negato che si viva in un clima di condizionamento politico.

CONTRO RIOTTA E SANTORO – «Invece secondo me la gente s'è stufata dei tanti talk-show. Il mio predecessore, per esempio, (Gianni Riotta, ndr) era un pò malato di video, e aveva trasformato in talk-show sia TvSette che lo Speciale Tg1: io li ho riportati alla formula precedente», dice il direttore, che rivendica di aver migliorato il sistema informativo in capo alla prima rete. Minzolini vorrebbe invece che la Rai si dedicasse di più alla ricerca che però è impegnativa: «mentre Santoro ad esempio – aggiunge – facendo quelle cose lì che sono tutto meno che giornalismo, prende una scorciatoia».

NO AI PROCESSI SOMMARI – Più in generale, Minzolini ha denunciato il fatto che «la gente si vede processata dai media sull'onda di un avviso garanzia. Del merito della vicenda Fini a me poco importa, mi colpisce un altro fatto, di metodo: su alcuni argomenti Fini o chi per lui ha posto un problema di legittimità e di stile, dicendo che ci si deve dimettere quando un'ombra di sospetto cala sull'immagine di uomini impegnati ad alto livello in politica. Ebbene vorrei che su questo principio si fosse tutti coerenti, così farebbe passo avanti». Infine sull'ipotesi elezioni: «Meglio votare che che andare avanti con governo paralizzato» anche se a suo avviso «ci sarà un tentativo per far rientrare nella maggioranza alcuni dei finiani, mentre reputo praticamente impossibile ricomporre i rapporti tra Fini e Berlusconi. Se una parte dei finiani rientra, allora si va avanti. Diversamente si va al voto, e allora meglio a novembre che in primavera, per non avere nove mesi di campagna elettorale»

 

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