LA STRATEGIA DI SILVIO: FAR CADERE IL SUO GOVERNO PER ANDARE AL VOTO

04.09.2010 16:26

 

L’imperativo del Cavaliere è quello di uscire dal logoramento finiano. Se non si va al voto lo spettro di governi trasversali per mandarlo in pensione aleggerà per l’intera legislatura. Ma i finiani non mollano. E allora la soluzione è una.

Il “vediamo come si comportano in parlamento“, strategia della prima ora post-Mirabello avrebbe dato il via un un lento ed inesorabile logoramento della maggioranza e del PdL berlusconiano, che si sarebbero ritrovati a fare i conti con le istanze finiane su ogni provvedimento giunto all’ordine del giorno alla Camera e al Senato, ed ovviamente del Consiglio dei Ministri, da quelli economici fino al federalismo caro al fedele alleato leghista. Per questo la richiesta di dimissioni di Gianfranco Fini da presidente della Camera vale tanto quanto un invito a marcare sempre più le differenze con quel gruppo, Futuro e Libertà, che, in realtà, non ha mai manifestato l’intenzione di rompere definitivamente col centrodestra.

LA PAURA DEL LOGORAMENTO – E’ questa la sfida che deve affrontare oggi Silvio Berlusconi. I finiani si sono sempre posti come promotori di una nuova destra, laica, liberale, moderna, che chiede maggiore collegialità nelle scelte della maggioranza di governo: da qui le accuse al Cavaliere di non essere disposto ad accettare il dissenso. Lo hanno fatto in diversi modi. Ma senza spingersi mai fino al limite della rottura. Hanno atteso che fosse il presidente del partito e capo del governo a decretare l’espulsione del partito. Preso atto della decisione del premier, hanno poi deciso di andare alla conta e formare nuovi gruppi parlamentari, denominati Futuro e Libertà per l’Italia. Hanno proseguito con Mirabello, primo meeting della nuova compagine, durante il quale l’ex presidente di AN non ha scelto la via della separazione, ma, pur ricordando le diversità di vedute su molti punti del programma, ha chiesto al Cavaliere un nuovo patto per la legislatura. Una revisione del programma, un invito a collaborare, la richiesta di un centrodestra più aperto. Prima di cominciare il discorso – non a caso – Fini aveva già annunciato, e lo ribadiva ai suoi uomini, la piena fiducia nell’esecutivo guidato da Berlusconi.

RISCHIO GOVERNO TRASVERSALE – “Le dichiarazioni dell’on. Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili. Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e di governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera“, fanno sapere oggi con una nota congiunta Popolo della Libertà e Lega Nord nel vano tentativo di cacciare via l’alleato scomodo che non se ne va. Una chiamata anticipata alle urne, pensa il Cavaliere, non darebbe tempo all’opposizione per organizzarsi, una nuova legge elettorale aprirebbe scenari incerti e innescherebbe dinamiche che indebolirebbero il centrodestra o comunque quella Lega che è saldamente ferma sul Porcellum attualmente in vigore. Il proseguimento della legislatura, invece, farebbe aleggiare sul Parlamento lo spettro di esecutivi trasversali guidati da Tremonti, Draghi, Monti, Casini. Stroncare tutto sul nascere è l’imperativo di Silvio.

I FINIANI E LA PAURA DEL VOTO – I finiani lo sanno e remano in senso contrario, scongiurando quelle urne che, senza una corsa col centrodestra, li relegherebbero ai margini dello scacchiere politici. “Io penso che sia proprio il premier a non essere pronto al voto in caso di elezioni anticipate. Va ricordato che alle ultime elezioni in cui e’ andata da sola Forza Italia ha preso il 24%: il Partito democratico ha preso piu’ voti“, ha fatto sapere – non a caso - Flavia Perina, deputata finiana e direttrice del Secolo d’Italia.

 

AUTOGOL SUL PROCESSO BREVE – In questo scenario la rinuncia al processo breve nei cinque punti del programma redatto all’indomani della cacciata di Fini invocata proprio dai finiani, pare oggi essere stato un autogol del Cavaliere. Il “prendere o lasciare” che avevano ribadito per settimane i pidiellini ora sarebbe stato d’aiuto, nel tentativo di andare tutti a casa e salvare Berlusconi e il berlusconismo. Evitando il paradosso di scomunicare Fini ma ritrovarsi i finiani in casa. Ricordare l’approvazione del provvedimento già avvenuta al Senato col voto favorevole dei seguaci dell’ex presidente di AN, sarebbe bastata per vanificare l’opposizione finiana. Il deputato Silvano Moffa, incaricato di trattare nella villa di Arcore per conto di FLI, fa sapere oggi che il gruppo guidato dall’inaccettabile Fini, lo stesso “incompatibile col ruolo di super partes di presidente della Camera“, continuerà ad appoggiare la maggioranza e il governo anche per cercare di risolvere i problemi del Paese. Per Silvio non è una buona notizia.

 

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